La strega Mantù aspettava stizzita sotto la grande quercia le altre streghe. Erano in ritardo e lei, pignola com'era, sbuffava come un mantice.
Finalmente le vide arrivare a cavallo delle loro scope di saggina. Sembravano agitate, parlavano in modo concitato. "Galline"-pensò Mantù-"sembrano solo tante galline!"
Le streghe planarono sul prato e non la degnarono di uno sguardo:"Sono anche maleducate!" ripensò Mantù. Si accostò a loro e capì il perchè del loro comportamento: avevano tra le braccia un neonato piccolo e paffuto. L'avevano trovato abbandonato nel bosco e preso con loro. Mantù sbuffò e gridando chiese:"Cosa pensate di fare! Non potete tenerlo! Voi siete delle streghe, non delle bambinaie. Riportatelo dove l'avete trovato!"
Le streghe si rifiutarono di obbedirle. Nel bosco il bimbo sarebbe stato divorato dagli animali feroci. Pertanto l'avrebbero tenuto con loro. Glielo dissero a muso duro e Mantù si arrese alla loro ferma decisione. Ma disse chiaramente che avrebbero dovuto provvedere loro al neonato perchè lei non voleva seccature di tal genere.
Arrivò la notte. Il piccolo, anzi la piccola, iniziò a piangere con forza. Aveva fame. Le streghe, tutte agitate, si alternarono, riuscirono a procurarsi il latte da una capretta ma la notte fu alquanto movimentata e interminabilmente lunga. Bisognava cambiare la neonata, darle il latte, ricambiarla, farle la ninna nanna, ricambiarla ancora e ancora...era proprio un duro impegno...
Stremate le streghe decisero di ricorrere alla magia ed in un attimo apparvero culla , panni puliti, latte di capra, creme al miele, mentre loro , come tante mamme affettuose, ogni due ore si davano il cambio per accudire e coccolare la bimba.
La neonata gorgogliava soddisfatta , aveva gli occhi azzurri ed intensi e per tale motivo le streghe la chiamarono Zaffira.
Mantù fremeva, la piccola aveva ormai irrimediabilmente scombussolato la loro vita. La bimba però le piaceva . Di nascosto la osservava e quando un giorno Zaffira le strinse un dito qualcosa di strano sconosciuto si smosse dentro di lei. Poi si vergognò della sua debolezza e riprese la sua espressione arcigna, ma solo per un pò. L'importante era non far trapelare con le altre streghe il suo sentimento d'affetto per la bimba. Non voleva rimetterci la sua reputazione.
Passarono i mesi e gli anni. Zaffira cresceva felice, ci furono varie ricorrenze: il primo dentino, i primi passi, la prima caduta, la prima parola: mamma. Le streghe, alla parola mamma si sentirono felici, anche Mantù , che in cuor suo amava la piccola e non poteva più fare a mano della sua presenza. Zaffira fu mandata a scuola dal Gufo della foresta. Era intelligente e curiosa, divenne subito una brava allieva. Era anche molto vivace e spesso le piume del Gufo risentirono di tale vivacità. Il Gufo non era preparato ad affrontare un tale impegno, ma temendo che le streghe potessero trasformarlo in un lombrico, ce la mise tutta.
Passarono gli anni. Zaffira era ormai un giovane fanciulla bella ed intelligente. Un giorno conobbe un giovane fattore e con lui l'amore. Le streghe notarono l'aspetto trasognato della ragazza e capirono che entro breve Zaffira le avrebbe lasciate. Il pensiero le spaventò, spaventò anche Mantù che in tutti quegli anni aveva sempre protetto la fanciulla da tutti i pericoli, in modo attento e discreto.
Seppur a malincuore capiva che ora Zaffira doveva volare via da sola, come tutti i bambini che diventano improvvisamente grandi.
Zaffira arrivò un giorno con il giovane fattore per presentarlo alle "sue mamme". Il fattore quando vide tutte le streghe si spaventò e pensò:"Va bene una suocera...ma sei tutte insieme...!"
Dopo guardò Zaffira e capì che se lei era una creatura così speciale lo doveva sicuramente al gruppo di streghe che con tanto amore l'aveva allevata . Le guardò meglio e non vide più facce rugose e nasi adunchi , ma occhi profondi e amorosi che guardavano con intenso affetto Zaffira.
Capì che le loro vite erano ormai intrecciate per sempre e si sentì felice.
Adima Gabriela