venerdì 26 ottobre 2007

LA FAME FA' IL SERPENTE LADRO

Il serpente si svegliò, sbadigliando a più non posso e stiracchiando le sue spire dopo il lungo letargo. Era arrivata la primavera con i suoi colori, profumi di fiori e non solo...La primavera significava anche poter mangiare finalmente. Il serpente sentì il suo piccolo stomaco brontolare, aveva una fame...Dopo aver controllato un attimo il suo aspetto, dal momento che intendeva cercare anche una serpentella con la quale mettere su famiglia, uscì dalla sua tana, respirando a pieni polmoni. Dopo soli due minuti rimase di stucco! Ricordava infatti che, prima del suo letargo, vicino al palazzo reale, c'era un bellissimo prato verde dove praticamente era difficile incontrare anima viva. In compenso si poteva procacciare tanto di quel cibo da diventare obesi. Adesso il prato era pieno di mercanzie e di tante donne che, accovacciate, attendevano che qualche signorotto uscisse dal palazzo reale per acquistare le loro merci. Il serpente pensò che in compenso lui sarebbe rimasto con la pancia vuota: quale preda sarebbe rimasta tranquilla ad aspettare le sue fauci con tutta quella gente? Il pensiero di restare digiuno gli fece aumentare la fame ed aguzzare l'ingegno. Iniziò a pensare come fare per superare il prato: piano piano scivolò sull'erba ma si impigliò nella gonna di una delle venditrici. Restò con il fiato sospeso e la reazione della donna non si fece attendere: si sfilò la pantofolina e gli diede un colpaccio sulla testa! Il serpente, un pò stordito, pensò che anche lui aveva avuto paura nel vedere la donna, ma non per questo l'aveva picchiata! Non si perse però d'animo. Aveva infatti adocchiato i cesti pieni di frutta e poichè il suo stomaco reclamava il cibo pensò di rubarlo. Mentre stava per infilarsi dentro un cesto colorato sentì una risatina sommessa. Si voltò incuriosito e vide una graziosa serpentella che lo guardava divertita. Si avvicinò cautamente per evitare un'altro colpo di pantofola e chiese alla serpentella il motivo di tanta ilarità. Si sentiva un pò offeso, affamato ed aggressivo!
La serpentella gli spiegò che non era normale che lui rubasse visto che il cibo non scarseggiava.
Lui sempre più indispettito le rispose che in quel prato dove era nato si erano insediati i mercanti e quindi non poteva più procacciarsi il cibo perchè l'avrebbero tramortito a colpi di pantofola. Allora la serpentella capì che aveva a che fare con un serpente pigro, abitudinario e poco intraprendente! Non aveva capito che il mondo non finiva in quello spiazzo? Preferiva rubare, piuttosto che cambiare le sue abitudini!
Gentilmente chiese al serpente di seguirla. Lui, che aveva notato la bellezza della serpentella, non se lo fece ripetere due volte. Strisciarono e strisciarono, quatti quatti, la serpentella era molto sicura di sè e di tanto in tanto lo osservava di sottecchi. Anche lei pensava che era un gran bel serpente.
Arrivarono dalla parte opposta del palazzo reale, uno spiazzo erboso enorme, pieno di piccole prede e tanta frutta! Il serpente mangiò così tanto da non riuscire a strisciare per un bel pò. Quando ebbe digerito tutto ( ci volle un pò di tempo) iniziò a vergognarsi della sua scarsa intraprendenza. Dopo il letargo aveva preferito scegliere la via più facile invece che cercare altre soluzioni. Parlò a lungo con la serpentella e lei gli disse semplicemente che poteva stabilirsi in quello spiazzo dove esistevano tante tane vuote.Il serpente accettò e dopo alcuni giorni mise su famiglia con la tenera serpentella che gli aveva insegnato, nella difficoltà, a ricercare nuovi orizzonti.
Adima Gabriela

giovedì 11 ottobre 2007

LIBERI COME FARFALLE


In un lontano villaggio vivevano delle farfalle così colorate da confondersi con i fiori. Le farfalle volavano continuamente formando strane figure e gli abitanti del villaggio erano felici della loro presenza.
Nel nero e tetro castello, arroccato sulle montagne, svolazzavano dei neri uccellacci. Il castello era abitato da malvagi calabroni che trascorrevano il loro tempo spaventando le farfalle. I loro sciami le inseguivano continuamente costringendo le poverette a nascondersi senza potersi difendere. Le farfalle non riuscivano ad opporsi a tali cattiverie perchè i calabroni erano più forti e numerosi rispetto a loro.
Un giorno, durante uno dei soliti inseguimenti, in cui il colore delle farfalle si mescolava in una scomposta girandola con il nero dei calabroni, le farfalle videro immersa nel bosco una casetta con il tetto rosso. Entrarono dentro una finestrella e rimasero nascoste in una piccola stanza finchè i calabroni, non vedendole più, rientrarono indispettiti nel tetro castello. Mentre le farfalle volavano dentro la stanzetta entrò una bella fanciulla dai capelli neri e vestita di rosso. Quando le vide si mise a ridere felice. A lei le farfalle piacevano tantissimo perchè con i loro meravigliosi colori le sembravano dei fiori volanti. Chiese come mai si trovassero nella sua stanza. Una farfalla, ancora spaventata e tremante, spiegò che i malvagi calabroni ormai da lungo tempo non le facevano vivere in pace. La fanciulla, dispiaciuta, disse che avrebbero trovato insieme una soluzione e le rimproverò per non aver chiesto prima l'aiuto degli abitanti del villaggio.
Durante la notte ospitò le farfalle nella sua casetta e pensò continuamente come poter rendere innocui i calabroni nonostante la loro cattiveria. A furia di rimuginare le venne un'idea...
Chiamò tutte le farfalle a raccolta e chiese ad alcune di andare dai bachi da seta per farsi prestare dei fili lunghi e trasparenti. Le farfalle eseguirono l'ordine. I bachi inizialmente si dimostrarono un pò taccagni ma alla fine, dopo le dovute spiegazioni, decisero di aiutare le farfalle regalando addirittura dei fili di seta.
Quando la fanciulla ebbe i fili di seta andò nel bosco per cercare degli aghi di pino sottili ma resistenti. Dopo, aiutata dalle farfalline, iniziò a preparare una rete . Ci vollero tanti giorni di duro lavoro, ma alla fine fecero insieme una grandissima rete trasparente.
Come un perfetto generale la ragazza preparò insieme alle farfalle una controffensiva contro i calabroni!
All'alba del giorno successivo la giovane si mise a capo della spedizione: tutte le farfalle, come tanti piccoli soldatini, volavano ordinatamente dietro di lei, tenendo ognuna, con le zampine, una parte della grande rete. Non avevano paura, perchè si sentivano unite e forti: la presenza della fanciulla le aveva rese sicure. Volevano liberarsi, una volta per tutte, della cattiveria dei calabroni che avevano pavidamente subito.
Arrivarono vicino al tetro castello. La fanciulla disse alle farfalle di nascondersi dietro un cespuglio chiedendo però ad un piccolo gruppo di distrarre gli uccellacci neri che svolazzavano sopra il castello.
Il piccolo gruppo, nonostante il timore di essere mangiato da tali bestiacce, riuscì a svolgere con successo tale compito.
L'altro gruppo di farfalle si alzò invece in volo deponendo la rete sopra il castello dove i calabroni si trovarono improvvisamente prigionieri. Essi, spaventati, tentarono inutilmente di uscire. Provarono e riprovarono ma fu tutto inutile. Si resero allora conto che a causa della loro cattiveria avevano perso la libertà..
Dopo tanti giorni le farfalle, insieme alla fanciulla, chiesero ai calabroni se preferivano vivere liberi e pacifici, oppure restare prigionieri per sempre . I calabroni, capita la lezione, decisero di vivere liberi e pacifici. Da allora nessuno si lamentò più di loro.
Adima Gabriela