martedì 24 marzo 2009

ASPETTANDO LA PRIMAVERA...


L'inverno quell'anno continuava ad imperversare e così nebbia, pioggia, neve e vento gelido erano all'ordine del giorno. Ormai era già il tempo della primavera ma sembrava che il grande vecchio inverno non volesse più saperne di levare le tende. Le persone sospiravano, il sole era arrabbiato, i bambini guardavano tristemente il cielo chiusi nei loro appartamenti. Anche i fiori desideravano sbocciare e gli animali erano stanchi di dormire.
Ma come mai il grande vecchio non se ne andava via per far spazio alla primavera? Quest'ultima scalpitava. Profumata e ricoperta di fiori colorati, da giorni era pronta a fare un luminoso ingresso ma non riusciva a rompere la cappa invernale. In fin dei conti era il suo turno e per tale motivo fremeva indispettita. Se l'inverno non si voleva spostare ci avrebbe pensato lei a regolamentare i turni con quel rimbambito.
Ma intanto il tempo passava ed il 21 Marzo era già trascorso da un pezzo.
Un giorno la primavera, sempre più inviperita, visto che nulla era mutato, si armò di ombrello e cappotto e si recò nella casa che l'inverno occupava abusivamente.
Appena arrivata, senza bussare, spalancò la porta. La colpì un forte odore di muffa che contrastava con il delicato odore dei suoi fiori. Un pò al buio cercò tentoni l'inverno finchè intravide una figura rannicchiata su una vecchia poltrona. Era lui! Si accostò con intenzioni bellicose quando lo sentì tossire e starnutire. Era influenzato, ecco perchè non se ne andava via. Semplicemente non poteva! Decise di aiutarlo anche perchè vicino a lui sentiva già certi doloretti alle ossa...Gli preparò bevande calde, minestrine insipide, gli somministrò pozioni strane e disgustose e dopo alcuni giorni il vecchio finalmente guarì. Si alzò dalla poltrona, ringraziò con un mugugno la primavera e si allontanò avvolto nel suo pastrano umido e nevoso. Conciato così stupiva che non si fosse beccato una broncopolmonite.
Come il vecchio inverno uscì, seguito da una folata di vento gelido, la casa si riempì immediatamente di luce e tepore. La primavera rassettò tutto ed eliminò l'odore invernale spalancando le finestre.
Pian piano i fiori sbocciarono, gli animali si svegliarono dal loro letargo ed i bimbi riempirono i giardini con le loro grida festose. Il sole finalmente si rilassò. Era stufo di avere gli occhi coperti dalle nubi con il rischio di andare sempre a sbattere dappertutto. Si mise ad osservare tutto quel fermento, si tolse la sciarpa ed il cappello lanciandoli per aria e stiracchiò pigramente i suoi raggi luminosi.

Adima Gabriela

domenica 1 marzo 2009

I SEGRETI DEGLI ALTRI



La cassetta della posta era attaccata fin dal tempo dei tempi allo steccato della vecchia villa. Alcuni rami e foglie la coprivano parzialmente , quasi accarezzandola. La cassetta sentiva il peso degli anni, l'umidità della pioggia, il soffio freddo e fastidioso del vento in inverno e quello lieve e rinfrescante d'estate.
Era amica degli uccellini che si posavano su di lei facendole il solletico e ammirava le farfalle colorate che la lambivano con le ali sottili come garze.
La villa dove viveva, si fa per dire, era antica e lei conosceva i suoi proprietari fin dalla loro nascita. Conosceva anche le storie della loro vita , i loro segreti, le gioie ed i loro tormenti.
Era una cassetta della posta un po' pettegola e leggeva tutte le lettere che arrivavano numerose nelle buste bianche ed a volte colorate. Adesso doveva risolvere una vecchia faccenda causata da una lettera che, purtroppo, da tanto tempo, si era incastrata, all'insaputa del proprietario in una sua fessura. Ma andiamo per gradi.
Angelina, la proprietaria della villa , era una signora di mezza età. Aveva a suo tempo dipinto dei bellissimi quadri, tanto da esporli a Parigi in una mostra. Un quadro, in modo particolare, racchiudeva tutta la sua vita, ogni colore ne rappresentava una tappa. Quel quadro sparì, così all'improvviso, causandole un forte dispiacere. Non fu più ritrovato. Angelina per tanto tempo lo cercò, ma dopo, suo malgrado, si rassegnò. Da allora non dipinse mai più. Tutte le lettere di ricerca partirono e tutte le risposte negative arrivarono, tranne una, perchè si fermò nella cassetta della posta.
Il quadro di Angelina era stato ritrovato da un bambino in un vecchio deposito di scartoffie. I suoi colori erano così intensi e luminosi che il bimbo si sentì immediatamente attratto dal quel quadro. Nonostante la polvere, ed i cupi oggetti che lo attorniavano, riuscì a prenderlo. II piccolo chiese al padre di acquistarlo e lo appese nella sua cameretta. I colori lo rendevano felice e per tale motivo non si stancava mai di osservarlo. Un giorno notò anche la firma di Angelina ed incuriosito ritornò dal rigattiere, per capire come mai il quadro fosse finito nel negozio. Scoprì che il quadro, destinato ad una mostra, era finito per errore , o forse rubato, dal rigattiere. Il piccolo parlò con il padre e finalmente riuscì a scoprire, dopo lunghe ricerche, dove viveva Angelina. La lettera del ritrovamento del quadro venne spedita ma si fermò in una fessura della cassetta della posta.
Quest'ultima cercò in tutti i modi di disincastrarla ma non ci riuscì. Un giorno una piccola farfalla entrò dentro la buca per ripararsi dal vento e con le sue ali riuscì a tirar fuori la lettera dalla fessura. Era fatta!
Angelina una mattina aprì la cassetta e trovò la lettera. Era un pò ingiallita e con una data alquanto vecchia. L'aprì , la lesse e subito dopo partì per riprendersi il suo quadro. Conobbe il bimbo che, per tutto quel tempo, aveva preservato la sua opera e lo ringraziò insegnandogli l'arte dei colori.
Il quadro ritornò nella villa e con lui l'allegria di Angelina. La cassetta della posta, unica artefice del ritrovamento del quadro, riprese la sua vita pettegola ed a volte sonnacchiosa.

Adima Gabriela