sabato 6 giugno 2009

OGGETTI SMARRITI


Il parco quella mattina era luminoso e colorato. Le ginestre, di un giallo acceso, spiccavano tra il verde del prato. Benedetta passeggiava chiudendo a tratti gli occhi e rivolgendo il viso verso il sole per carpirne il calore. Quando chiudeva gli occhi vedeva tante pagliuzze dorate che la divertivano.
Si sedette sull'erba ed il suo sguardo fu attratto da un cerchietto dorato. Lo raccolse e rigirandolo tra le dita capì che era una fede matrimoniale . Osservandola con più attenzione si rese conto che era molto larga e consunta. Poi vide incisa all'interno la data delle nozze ed il nome della sposa. Le nozze erano avvenute 57 anni fa e la sposa si chiamava Ester.
Facendo due conti Benedetta capì che la persona che l'aveva persa doveva essere per forza un uomo anziano. Provò un forte dispiacere per lui perchè quell'anello poteva racchiudere parte della sua vita. Si guardò attorno per verificare se qualche vecchietto cercasse qualcosa in mezzo al prato ma non scorse nessuno. Benedetta immaginava che il proprietario dell'anello fosse un uomo alto, grosso, canuto, rattristato per tale perdita.
Quella notte la bimba non riuscì a dormire. Voleva rendere l'anello al legittimo proprietario ma non sapeva come fare. Teneva l'anello sempre con sè. Ogni tanto lo sfiorava fantasticando che quel piccolo oggetto racchiudesse una vita intensa , piena di gioie e dolori. Lei era solo una bambina ma stranamente quel piccolo oggetto iniziò a rappresentare un legame con un tempo lontano. Chissà come vivevano le persone in quel periodo , che musica ascoltavano e che abiti indossavano. Iniziò ad informarsi, tempestando di domande i suoi nonni e trascorrendo molto tempo con loro per farsi raccontare storie di epoche lontane e anche da loro vissute. Man mano incominciò a guardare i suoi nonni con occhi diversi: non li vedeva solo come persone anziane, ma anche come bambini, adolescenti, innamorati, genitori.
Raccontò loro dell'anello ed insieme decisero di trovare il proprietario. Misero tanti cartelli nel parco ma un forte vento li fece volare quasi tutti e nessuno si fece vivo. Passò qualche mese. La fede che Benedetta portava sempre con sè era ormai senza proprietario. Un giorno la bimba passò nel parco e si mise ad osservare alcuni cani che giocavano animatamente con un anziano signore. Egli era alto, corpulento ed aveva i capelli bianchi. Istintivamente si avvicinò ed iniziò a parlare con lui. Aveva un volto gentile e gli occhi azzurri di un bambino. Benedetta lo subbissò di domande e lui rispose quasi divertito da tanta curiosità. Parlò a lungo dei nipotini , della moglie e quando Benedetta gli chiese il nome di quest'ultima capì che era il proprietario dell'anello.
Commossa e felice gli chiese come mai non portasse al dito la fede matrimoniale . L'uomo sospirò e disse che l'aveva smarrita. Era molto dispiaciuto per tale perdita perchè non si era mai separato da quell'oggetto che rappresentava una parte importante della sua vita.
La bambina comprese che era arrivato il momento di separarsi dall'anello; lo prese dalla tasca e lo rese all'uomo. La sua felicità fu così evidente che Benedetta capì come anche il più piccolo oggetto, all'apparenza banale , potesse in realtà racchiudere un profondo significato per gli altri.

Adima Gabriela

martedì 24 marzo 2009

ASPETTANDO LA PRIMAVERA...


L'inverno quell'anno continuava ad imperversare e così nebbia, pioggia, neve e vento gelido erano all'ordine del giorno. Ormai era già il tempo della primavera ma sembrava che il grande vecchio inverno non volesse più saperne di levare le tende. Le persone sospiravano, il sole era arrabbiato, i bambini guardavano tristemente il cielo chiusi nei loro appartamenti. Anche i fiori desideravano sbocciare e gli animali erano stanchi di dormire.
Ma come mai il grande vecchio non se ne andava via per far spazio alla primavera? Quest'ultima scalpitava. Profumata e ricoperta di fiori colorati, da giorni era pronta a fare un luminoso ingresso ma non riusciva a rompere la cappa invernale. In fin dei conti era il suo turno e per tale motivo fremeva indispettita. Se l'inverno non si voleva spostare ci avrebbe pensato lei a regolamentare i turni con quel rimbambito.
Ma intanto il tempo passava ed il 21 Marzo era già trascorso da un pezzo.
Un giorno la primavera, sempre più inviperita, visto che nulla era mutato, si armò di ombrello e cappotto e si recò nella casa che l'inverno occupava abusivamente.
Appena arrivata, senza bussare, spalancò la porta. La colpì un forte odore di muffa che contrastava con il delicato odore dei suoi fiori. Un pò al buio cercò tentoni l'inverno finchè intravide una figura rannicchiata su una vecchia poltrona. Era lui! Si accostò con intenzioni bellicose quando lo sentì tossire e starnutire. Era influenzato, ecco perchè non se ne andava via. Semplicemente non poteva! Decise di aiutarlo anche perchè vicino a lui sentiva già certi doloretti alle ossa...Gli preparò bevande calde, minestrine insipide, gli somministrò pozioni strane e disgustose e dopo alcuni giorni il vecchio finalmente guarì. Si alzò dalla poltrona, ringraziò con un mugugno la primavera e si allontanò avvolto nel suo pastrano umido e nevoso. Conciato così stupiva che non si fosse beccato una broncopolmonite.
Come il vecchio inverno uscì, seguito da una folata di vento gelido, la casa si riempì immediatamente di luce e tepore. La primavera rassettò tutto ed eliminò l'odore invernale spalancando le finestre.
Pian piano i fiori sbocciarono, gli animali si svegliarono dal loro letargo ed i bimbi riempirono i giardini con le loro grida festose. Il sole finalmente si rilassò. Era stufo di avere gli occhi coperti dalle nubi con il rischio di andare sempre a sbattere dappertutto. Si mise ad osservare tutto quel fermento, si tolse la sciarpa ed il cappello lanciandoli per aria e stiracchiò pigramente i suoi raggi luminosi.

Adima Gabriela

domenica 1 marzo 2009

I SEGRETI DEGLI ALTRI



La cassetta della posta era attaccata fin dal tempo dei tempi allo steccato della vecchia villa. Alcuni rami e foglie la coprivano parzialmente , quasi accarezzandola. La cassetta sentiva il peso degli anni, l'umidità della pioggia, il soffio freddo e fastidioso del vento in inverno e quello lieve e rinfrescante d'estate.
Era amica degli uccellini che si posavano su di lei facendole il solletico e ammirava le farfalle colorate che la lambivano con le ali sottili come garze.
La villa dove viveva, si fa per dire, era antica e lei conosceva i suoi proprietari fin dalla loro nascita. Conosceva anche le storie della loro vita , i loro segreti, le gioie ed i loro tormenti.
Era una cassetta della posta un po' pettegola e leggeva tutte le lettere che arrivavano numerose nelle buste bianche ed a volte colorate. Adesso doveva risolvere una vecchia faccenda causata da una lettera che, purtroppo, da tanto tempo, si era incastrata, all'insaputa del proprietario in una sua fessura. Ma andiamo per gradi.
Angelina, la proprietaria della villa , era una signora di mezza età. Aveva a suo tempo dipinto dei bellissimi quadri, tanto da esporli a Parigi in una mostra. Un quadro, in modo particolare, racchiudeva tutta la sua vita, ogni colore ne rappresentava una tappa. Quel quadro sparì, così all'improvviso, causandole un forte dispiacere. Non fu più ritrovato. Angelina per tanto tempo lo cercò, ma dopo, suo malgrado, si rassegnò. Da allora non dipinse mai più. Tutte le lettere di ricerca partirono e tutte le risposte negative arrivarono, tranne una, perchè si fermò nella cassetta della posta.
Il quadro di Angelina era stato ritrovato da un bambino in un vecchio deposito di scartoffie. I suoi colori erano così intensi e luminosi che il bimbo si sentì immediatamente attratto dal quel quadro. Nonostante la polvere, ed i cupi oggetti che lo attorniavano, riuscì a prenderlo. II piccolo chiese al padre di acquistarlo e lo appese nella sua cameretta. I colori lo rendevano felice e per tale motivo non si stancava mai di osservarlo. Un giorno notò anche la firma di Angelina ed incuriosito ritornò dal rigattiere, per capire come mai il quadro fosse finito nel negozio. Scoprì che il quadro, destinato ad una mostra, era finito per errore , o forse rubato, dal rigattiere. Il piccolo parlò con il padre e finalmente riuscì a scoprire, dopo lunghe ricerche, dove viveva Angelina. La lettera del ritrovamento del quadro venne spedita ma si fermò in una fessura della cassetta della posta.
Quest'ultima cercò in tutti i modi di disincastrarla ma non ci riuscì. Un giorno una piccola farfalla entrò dentro la buca per ripararsi dal vento e con le sue ali riuscì a tirar fuori la lettera dalla fessura. Era fatta!
Angelina una mattina aprì la cassetta e trovò la lettera. Era un pò ingiallita e con una data alquanto vecchia. L'aprì , la lesse e subito dopo partì per riprendersi il suo quadro. Conobbe il bimbo che, per tutto quel tempo, aveva preservato la sua opera e lo ringraziò insegnandogli l'arte dei colori.
Il quadro ritornò nella villa e con lui l'allegria di Angelina. La cassetta della posta, unica artefice del ritrovamento del quadro, riprese la sua vita pettegola ed a volte sonnacchiosa.

Adima Gabriela