giovedì 19 aprile 2007

FLORALIA


L'isola di Floralia si affacciava sul Mare Incantato. Era bellissima, i suoi fiori erano di mille colori ed il mare cristallino si infrangeva pigramente, con le sue onde, contro la spiaggia dorata.
Il cielo era sempre azzurro e tutti i giorni spirava una lieve brezza che rendeva piacevole la vita ai suoi abitanti. Questi ultimi vestivano con abiti colorati tanto da confondersi con i fiori. Erano persone semplici, serene e condividevano tra loro gioie e difficoltà. I bambini potevano giocare liberamente sulla spiaggia e rincorrersi nei prati immensi. Insomma Floralia era un'isola felice!
Il capo del villaggio era un uomo anziano e saggio e si preoccupava del benessere della sua gente.
Egli possedeva un segreto tramandatogli da suo padre: un amuleto ed un pugnetto di monetine d'oro che appartenevano ad uno sciamano e da lui lasciati sull'isola nella notte dei tempi.
L'amuleto serviva a far vivere serenamente gli abitanti dell'isola, proteggendoli dalla cattiveria e dall'invidia ed il pugnetto di monete, a far comprendere come la serenità fosse raggiungibile anche senza la ricchezza.
Un giorno, un uccello impiccione, mentre volava sopra l'isola, sentì il capo del villaggio che tramandava tale segreto al figlio primogenito; forse per il rumore delle onde o per le grida dei bambini che giocavano, l'uccello capì ben poco di quello che diceva il capo del villaggio, ma, in compenso, si convinse dell'esistenza un immenso tesoro.
L'uccello non era solo un impiccione ( spesso i difetti viaggiano in compagnia!), ma anche un grande pettegolo e pur di rendersi interessante agli altri uccelli, spifferò il segreto ad uno stormo che volava sull'isola. Questo, a sua volta, lo raccontò ad un altro stormo e così via... Ognuno aggiungeva in tale racconto nuovi particolari , finchè tutti, compresi i pesci, conobbero il "segreto dell'isola".
Un giorno a Floralia arrivarono dei brutti ceffi che, spaventando gli abitanti, pretendevano di sapere dove fosse nascosto il tesoro del capo villaggio.
Il vecchio saggio, preoccupato per l'incolumità dei suoi abitanti , prese l'amuleto ed il pugnetto di monetine per consegnarli, seppur con molta tristezza, ai brutti ceffi. Questi appena videro il "tesoro", convinti che il vecchio si stesse prendendo gioco di loro, minacciarono pesanti ritorsioni contro gli isolani .
Il vecchio, ormai disperato, non sapeva più cosa fare.....
Improvvisamente, l'amuleto che teneva tra le mani, divenne grande, sempre più grande, enorme... una massa verdastra vischiosa che simile alla tela di un ragno si avvolse intorno ai brutti ceffi sollevandoli in alto, sempre più...per farli poi ricadere pesantemente sull'erba!
La massa vischiosa era lo spirito dello sciamano che riposava da secoli dentro l'amuleto!
Terrorizzati, i brutti ceffi, persero la loro baldanza e scapparono come dei conigli a gambe levate, inseguiti dagli abitanti e da tutti gli animali dell'isola. I brutti ceffi salparono precipitosamente e si scordarono per sempre di Floralia.
Ah! Dimenticavo! Che fine fece l'uccello impiccione e pettegolo? Lo sciamano, prima di rientrare dentro l'amuleto, lo trasformò in una gallina muta e lo mise in un pollaio dove, pur sentendo i migliori segreti, non potè più spifferarli!
adima gabriela

domenica 15 aprile 2007

LA RANOCCHIA INNAMORATA

La ranocchietta viveva nello stagno del castello; uno stagno luminoso e profondo pieno di ninfee morbide e colorate.
Era una ranocchietta vivace e sognatrice e spesso, fin troppo spesso, immaginava di trasformarsi in una bellissima principessa. A furia di sognare ad occhi aperti evitava gli altri ranocchi che invece, incantati dalla sua vivacità e curiosità, desideravano essere suoi amici.
Ma perchè la ranocchia sognava di trasformarsi in una bellissima principessa? Semplice! Si era follemente innamorata del capitano delle guardie reali che ogni sera, finito il suo turno di lavoro, si sedeva meditabondo su un muretto vicino allo stagno.
La ranocchietta lo osservava nascosta dietro le foglie delle ninfee, con il suo piccolo cuore in subbuglio. Come era bello il capitano nella sua divisa nera con gli alamari dorati!
Spesso si accostava a lui per farsi notare ma il capitano, infastidito, la cacciava via con un gesto della mano. Insomma la ranocchia non sapeva più cosa escogitare per farsi notare ed accettare dal suo amato. Ormai non aveva alcuna speranza.
Un giorno un piccolo folletto, comprendendo il tormento amoroso della ranocchia e stanco di passar le notti insonni a causa dei suoi continui lamenti , si offrì di realizzare il suo sogno ma solo per un breve periodo di tempo. La rana accettò immediatamente e ...voilà fu trasformata in una meravigliosa fanciulla.
La sera, quando vide il suo bel capitano, si avvicinò timidamente ed egli la guardò rapito dalla sua bellezza. Iniziarono a discorrere e dopo un bel pò di tempo la ranocchia si rese conto che pretendeva di parlare solo lui. Il capitano era vanesio e maleducato e mentre parlava con lei si infilava addirittura le dita dentro il naso! Che orrore!
La ranocchia si rese conto come il bell'aspetto del capitano fosse solo apparente; pian piano iniziò a vederlo come era realmente : un uomo sgradevole, dal volto grigio, dagli occhi spenti e dal cuore arido. Con amarezza comprese di essere stata superficiale e di aver dato importanza solo all'aspetto del bel capitano senza realmente conoscerlo!
Chiamò disperatamente il folletto e gli chiese di ritrasformarla in una ranocchia. Voleva ritornare nel suo mondo che aveva fino ad allora disprezzato, vivere accanto agli altri ranocchi che l'amavano per come era, vivace curiosa e...rana! Sperò ardentemente che i suoi amici l'accettassero ancora. Il folletto, che ben conosceva il capitano delle guardie, non se lo fece ripetere due volte, sperando che tale lezione fosse stata utile alla ranocchietta.
Da allora il folletto dormì sonni tranquilli e la ranocchietta visse felice, insieme agli altri ranocchi, nel suo luminoso stagno.
adima gabriela

venerdì 6 aprile 2007

LA COCCINELLA AVVENTUROSA


Le coccinelle scalavano lentamente i fili d'erba del prato. Erano visibili per il loro bellissimo color rosso picchiettato di nero.
Mamma coccinella aveva loro raccomandato di non allontanarsi da sole perchè, essendo ancora troppo piccine, potevano correre il rischio di essere calpestate o prese dagli umani.
Tutte le coccinelle ubbidirono tranne quella più curiosa ed avventurosa; lei desiderava conoscere il mondo che stava oltre il prato. Sapeva che quel piccolo spazio rappresentava solamente una parte di quel mondo che lei sognava di conoscere, un mondo che immaginava fantastico e privo di pericoli.
Così, all'insaputa della mamma, si allontanò e fiera della sua decisione iniziò a svolazzare tra i fiori ammirandone le forme ed i vividi colori; un'ape infastidita la cacciò via ma lei non se la prese . Trovò una bellissima margherita bianca dove si posò per riposare ma il suo colore rosso, che contrastava con il bianco del fiore, attirò l'attenzione di un perfido bambino che la prese tra le dita con l'intenzione di staccarle le piccole ali.
Impaurita e non in grado di difendersi la povera coccinella capì di essere in pericolo: senza le ali non avrebbe potuto realizzare i suoi sogni e la sua vita non avrebbe avuto più senso! Desiderò aver dato retta alle raccomandazioni di mamma coccinella e ripromise a se stessa che se si fosse salvata non avrebbe più disubbidito.
Per fortuna la mamma del perfido bimbo quando comprese le sue intenzioni si arrabbiò e gli intimò di liberare la coccinella. Quest'ultima, stremata per la sua disavventura, si appoggiò ancora tremante ad un grosso stelo. Qui venne ritrovata dalla sua mamma che la cercava preoccupata .
La piccola coccinella aspettò di crescere per poter scoprire il mondo da sola e realizzare così il suo sogno. Divenne infatti una avventurosa e famosa coccinella viaggiatrice .
adima gabriela

lunedì 2 aprile 2007

PIPISTRELLI ALLA RISCOSSA


I pipistrelli uscirono all'imbrunire dalla loro caverna scura e fredda alla ricerca di insetti e frutta.
Volavano tutti insieme, non si staccavano mai l'uno dall'altro perchè avevano paura del grosso ratto che ogni notte si appostava sugli alberi per aggredirli.
Il ratto era nero, aveva gli occhi rossi ed il pelo ispido. I due dentoni anteriori completavano l'opera! Egli saliva veloce come il fulmine sugli alberi e quando vedeva i pipistrelli avvicinarsi tentava di azzannarli.
Ma il ratto non sapeva che i pipistrelli, stanchi di subire le sue angherie, quella notte avevano escogitato un piano!
Lo stregone del bosco, per punire il topaccio, aveva preparato una potente pozione magica che i pipistrelli trasportavano ora in una piccola ampolla .
Essi dopo aver volato a lungo videro il ratto appostato in loro attesa.
Nonostante la paura gli lanciarono l'ampolla sulla testa pelosa ed il ratto stramazzò al suolo stordito e ricoperto da una fumante nuvola verdastra. I pipistrelli, finalmente tranquilli, si allontanarono per cercare indisturbati il cibo.
Quando il ratto si riprese si senti strano e vide intorno a sè degli enormi e mostruosi animali. La magica pozione l'aveva trasformato in un microcoscopico e pauroso topolino! La formica era più grande di lui!
Quando dopo tanto tempo riprese le sue vere sembianze non aggredì mai più gli altri animali .
adima gabriela

domenica 1 aprile 2007

IL MALEFICO APPRENDISTA STREGONE


Lo stregone del villaggio aveva assunto un apprendista stregone. Egli era basso di statura, pelato e quando parlava assomigliava ad un'oca starnazzante. L'apprendista aveva fatto credere allo stregone di essere una persona buona e sincera mentre in realtà era scaltro e malvagio.
Di nascosto preparava nel bosco, dentro un nero pentolone, delle pozioni malefiche, facendo credere a tutti che fossero miracolose.
L'apprendista trasformava i gatti in scarafaggi, pietrificava gli scoiattoli, faceva scomparire i fiori colorati dai prati e rubava i giocattoli ai bambini.
Lo stregone iniziò a sospettare che il suo apprendista fosse malvagio quando trovò nel bosco uno scoiattolo pietrificato. Lo liberò dall'incantesimo e la bestiola, ancora spavantata per la brutta avventura, gli raccontò quello che gli aveva fatto l'apprendista.
Lo stregone ritornò nel villaggio come un fulmine, fece un incantesimo e trasformò l'apprendista in un tamburo! Poi lo inserì nella banda musicale del villaggio che suonava tutti i giorni!
Quando l'apprendista riprese le umane sembianze, era così rincitrullito dai colpi ricevuti che non pensò più ai malefici incantesimi!
adima gabriela

L'ARCOBALENO


Un giorno i colori dell'arcobaleno furono rubati dalla fatina birichina che li voleva utilizzare per dipingere le pareti della sua casetta incantata. Infatti la fatina, nonostante sapesse usare la magia, non riusciva a creare colori così belli e splendenti come quelli dell'arcobaleno.
Gli uccellini che amavano sfrecciare nel cielo giocando con l'arcobaleno si accorsero che qualcuno aveva rubato i suoi colori. Disperati iniziarono a cinguettare, tutti insieme, facendo un gran baccano, notte e giorno.
La fatina birichina non riusciva più a dormire nè a fare le sue magie a causa del frastuono provocato dagli uccellini.
Capì allora che la colpa era sua perchè aveva rubato i colori dell'arcobaleno. Poveri uccellini pensò! Tutto sommato poteva colorare le pareti della sua casetta con i colori che usava per dipingere i fiori che sbocciavano in primavera.
Così restituì i colori all'arcobaleno che potè brillare nuovamente nel cielo circondato dagli uccellini festosi.
daniela

LA RIUNIONE DELLE STREGHE


Tutte le streghe decisero di riunirsi presso il bosco degli alberi scuri. Arrivarono da ogni parte della terra a cavallo delle loro scope di saggina. Dovevano incontrarsi per discutere dei loro incantesimi, delle pozioni e delle formule magiche. Qualche formula andava modificata perchè aveva causato dei litigi tra loro e gli umani.
Le streghe non erano cattive. Erano solamente tanto vecchie e un pò bruttarelle. Viste tutte insieme sembravano tante tartarughe rugose; tra loro ridevano e scherzavano con grida rauche.
Nessuna di loro si stupiva più di tanto per la reciproca bruttezza. Quando finalmente si riunirono intorno ad un albero scuro, arrivò improvvisamente un'altra strega. La videro giungere velocemente giù dal cielo con un piccolo fagotto dietro la schiena. Quando la scopa, dopo una serie di evoluzioni, atterrò nel bosco, le vecchie streghe scoprirono che la nuova arrivata era giovane e bellissima: la sua pelle era luminosa, i suoi occhi splendenti, la sua voce squillante.
Il fagotto dietro la schiena si aprì ed apparve un piccolo bimbo dallo sguardo vivace e dalle gote rosse: era il piccolo figlio della giovane strega!
Le vecchie streghe ammutolirono. Nessuna di loro aveva dei figli; non era mai accaduto che una strega fosse contemporaneamente anche una mamma ! Esse chiesero pertanto alla giovane strega se il suo bell'aspetto ed il bimbo fossero per caso opera di un bizzarro incantesimo.
La bella strega iniziò a ridere di gusto riferendo che l'unico incantesimo era stato semplicemente quello dell'amore che provava nei confronti del suo bambino e del padre di quest'ultimo.
adima gabriela

GLI UCCELLI MIGRATORI


Uno stormo di uccelli partì dall'Isola Sperduta per raggiungere l'Isola dell'Abbondanza. Lo stormo era composto da uccelli grandi, piccoli e da intere famiglie.
Lo stormo si innalzò lentamente formando delle strane figure geometriche. I colori delle piume si mischiarono tra loro ed il cielo divenne quasi scuro.
Il viaggio fu lungo e faticoso, molti uccelli per la stanchezza caddero in mare e furono salvati dai pescatori; lo stormo stremato raggiunse infine l'isola dell'Abbondanza. Qui finalmente avrebbero potuto nutrirsi a sazietà e costruire i loro nidi.
Planarono lentamente sulla spiaggia dell'isola dove furono accolti dagli uccelli che l'abitavano. Essi non volevano però che lo stormo restasse nell' isola e si nutrisse del loro cibo e questo nonostante loro fossero grassi e mangiassero in abbondanza tutti i giorni !
Il capostormo dell'Isola Sperduta si fece avanti e spiegò che la sua terra era povera, mancava il cibo e pertanto anche loro avevano la necessità di mangiare e di formare i nidi in un posto più accogliente. Egli riuscì a convincere gli uccelli dell'Isola dell'Abbondanza.
Lo stormo rimase nella nuova isola per lunghi anni aiutato nella costruzione dei nidi dai suoi abitanti. Tra i due gruppi di uccelli, seppur diversi, nacque una salda amicizia che durò per sempre.
adima gabriela


GLI INCUBI


La strega Nazza, nera come il carbone,viveva in una caverna umida e buia popolata da creature orripilanti.
I suoi più fedeli collaboratori erano un topastro nero e grasso e una puzzola fetida e spelacchiata.
La strega, durante la notte, preparava in un grosso pentolone una pozione magica che provocava ai bambini terribili incubi. Il topastro e la puzzola la spargevano sopra i tetti delle case ed i bambini, che dormivano placidamente nei loro lettini, venivano assaliti dagli incubi.
Una notte, un bambino molto furbo e coraggioso, vide il topastro e la puzzola che spargevano la pozione magica sui tetti. Capì subito che le due orribili creature erano i collaboratori della strega Nazza . Infatti, qualche giorno prima, il bambino aveva avuto un incubo notturno in cui la strega nera mescolava la pozione nel pentolone sghignazzando crudelmente . Nello stesso sogno il bambino aveva visto il luogo esatto dove si trovava la caverna. Il giorno dopo si recò nel bosco e trovò la caverna della strega.
Con l'aiuto degli uccelli, degli scoiattoli e dei cerbiatti, chiuse l'ingresso della caverna utilizzando pietre, rami e fango. Ogni animale diede il suo contributo e quando l'ingresso fu sigillato il bambino ringraziò i simpatici animaletti e ritornò a casa.
Da quel giorno i bambini non ebbero più gli incubi; la notte dormirono beatamente sognando le fate del bosco ed i folletti che dipingevano i loro sogni con i colori delle farfalle.
daniela